lunedì 28 febbraio 2011

L'ITALIA DOPO L'UNITA'

Contava 26 milioni d'abitanti e il 78% era analfabeta. Quasi tutti parlavano i loro dialetti. L'agricoltura occupava il 72% della popolazione, 18% l'industria e l'artigianato e il 12% il terziario. In Lombardia e Piemonte esistevano aziende agricole con allevamenti di bovini ed avevano manodopera salariata. Nell'Italia centrale c'era la mezzadria, mentre nel Sud esistevano vastissimi latifondi coltivati a grano, dove i contadini venivano pagati in natura dai proprietari e le loro condizioni di vita erano al limite della sussistenza.
La rete ferroviaria aveva solo 2000 Km ed era concentrata sopratutto in Piemonte e Lombardia. Scarse e maldirotte le strade nel Sud. La legge elettorale piemontese estesa a tutto il Regno, dava il diritto di voto a chi avesse compiuto 25 anni, sapesse leggere e scrivere e pagasse almeno 40 lire di imposte all'anno. Nelle prime elezoni del 1861 gli iscritti furono 400.000. Un paragone con l'Inghilterra, in Italia il reddito era un terzo di quello inglese, oggi è circa lo stesso. Il tasso di analfabetismo era tre volte più alto di quello inglese. La legge Casati stabiliva il principio dell'istruzione elementare obbligatoria (2 anni) e la legge Rattazzi accentrava il potere sui sindaci e sui prefetti.
Nel Sud (ex Regno delle Due Sicilie), i disordini contro il nuovo Regno d'Italia si estero sino a trasformarsi in una lotta di bande (il brigantaggio) dove coabitavano briganti, ex soldati borbonici, contadini e legitimisti aiutati dal re Francesco II in esilio nello Stato Pontificio. Anche il clero appoggiava la rivolta poichè il governo italiano aveva inglobato molte terre della chiesa e chiuso diversi conventi. Sino al 1865 questa lotta fu di forte intensità e nel momento più critico il governo italiano dovette schierare sino a 120.000 soldati per fronteggiarla.
I nuovo governo dovette uniformare i sistemi monetari diversi e rimuovere le barriere doganali dei vecchi Stati. La leva per l'esercito fu obbligatoria e i reparti e la struttura furono copiati da quello pemontese. La situazione agricola industriale vedeva una forte coltivazione del baco da seta e le relative industrie tessili che lo lavoravano in Lombardia e in parte nel Piemonte e nel Veneto. Allevamenti di bovini con le insutrie casearie per i prodotti del latte in Lombardia, Piemonte e negli ex-Ducati di Parma e Modena. Il vino veniva prodotto in tutta la penisola e l'olio nel Sud e sopratutto in Puglia. Gli agrumi in Sicilia e Calabria. Importanti erano le risaie in Piemonte. Le industrie meccaniche lavoravano sopratutto per le ferrovie ed erano l'Ansaldo di Genova (1000 operai) ed altgri stabilimenti erano localizzati a Milano e a Torino. Poi vi era lo stabilimento statale di Pietrarsa a Napoli che contava anche lui 1000 operai. Molto debole era l'industria siderurgica che aveva una decina di altiforni. Nel sud i nuclei industriali moderni erano soltanto due: quell meccanico di Pierarsa e quello cotoniero nei pressi di Salerno e le barriere doganali del Regno delle Due Sicilie erano più alte di quelle del Piemonte e del Lombardo-Veneto. Quando queste caddero con l'Unità del paese, queste industrie ebbero serie difficoltà a restare sul mercato.