sabato 15 marzo 2014

La caduta del fascismo il 25 luglio 1943, dopo la seduta del Gran Consiglio

Primavera del 1943, per le armate italo-tedesche la guerra va male su tutti i fronti. Disastro completo in Russia. L'Africa ormai perduta, prevedibile e imminente uno sbarco alleato su qualche punto delle nostre coste. La Raf bombarda sistematicamente tutte le città italiane con la sola esclusione di Roma. Il re attende che Mussolini venga messo in crisi dagli stessi fascisti, proprio forse durante una riunione del Gran Consiglio del Fascismo, per potersi sbarazzare legalmente del Duce e riprendere in mano le leve del potere. In questo contesto, Grandi, presidente della Camera e personaggio importante del regime, ha diversi colloqui con il re e nel frattempo stila un ordine del giorno da presentare nella prossima riunione del Gran Consiglio. Dopo l'inutile incontro di Feltre tra Hitler e Mussolini del 19 luglio 1943, il Duce decide di convocare il Gran Consiglio per chiarire l'attuale situazione politico-militare. Intanto, Grandi manda una copia del suo ordine del giorno a Mussolini e lo discute con altri gerarchi che lo appoggeranno. In sintesi, chiede al Duce di restituire il comando delle Forze Armate al re e lasciare anche al sovrano ogni decisione sul futuro politico del Paese. La seduta del Grano Consiglio viene fissata per il 24 luglio 1943 alle ore17,00. Il Duce inizia a parlare descrivendo la situazione dell'Italia in guerra e denunciando l'incapacità dei comandi militari e soprattutto la carente resistenza delle truppe italiane di fronte allo sbarco alleato in Sicilia. e termina dicendo che l'Inghilterra non fa la guerra al regime fascista ma alla nazione italiana. Comin
cia la discussione alla quale partecipano diversi gerarchi, poi la parola passa a Grandi che illustra il suo ordine del giorno. Segue Farinacci che chiede di continuare la guerra a fianco dell'alleato tedesco, dopodiché la seduta viene sospesa per circa mezzora. Appena si ricomincia, Grandi si avvicina a Mussolini e gli consegna il suo ordine del giorno sottoscritto da venti persone. Intanto, Galbiati capo della Milizia, con voce baritonale dice: "Duce, mettete fine a questa commedia, fate aprire quelle porte, lasciare entrare i vostri fedeli". Mussolini torna sull'ordine del giorno Grandi e prospetta due ipotesi, la prima è che se il re non accetta di prendere la responsabilità militare ora che la guerra va male, si creerebbe una tensione pericolosa tra il regime che gli chiede di assumersi questa responsabilità e la corona che la rifiuta. La seconda ipotesi è che il re accetti la proposta chiedendo però di estendere il suo potere anche sulla conduzione politica ed a questo punto si aprirebbe la crisi del regime. Le parole del Duce scuotono l'assemblea e nel frattempo chiede al segretario del partito Scorza di esporre il suo ordine del giorno , nel quale in sintesi, invita  tutti a mobilitarsi in ogni sede per sostenere la guerra. Segue un battibeccho tra Scorza e Grandi e poi intervengono Cianetti e Bottai. Sono circa le tre del mattino, quando Mussolini chiara aperta la votazione. Si comincia con l'ordine del giorno Grandi che ottiene 19 voti, 8 contrari ed 1 astenuto. Mussolini dichiara, "l'ordine del giorno Grandi è approvato" ed aggiunge "Signori, con questo ordine del giorno avete aperto la crisi del regime". Il 25 luglio 1943 alle ore 17,00, il Duce giunge a Villa Savoia per mettere al corrente il re di ciò che è avvenuto la notte precedente nella seduta del Gran Consiglio, ed è convinto che il sovrano lo proteggerà ancora. Nel breve colloquio con il re, gli viene comunicato che il voto della seduta non gli permette più di restare al governo, il quale sarà affidato al maresciallo Badoglio. Alle ore 17,20 quando Mussolini viene congedato dal re, verrà subito arrestato dai carabinieri e portato via su un'ambulanza.