sabato 10 ottobre 2009

L'occupazione tedesca della Francia (1940-1944)

Alcune parti della pagina introduttiva del mio suddetto libro sono le seguenti:
Nei quattro anni dell'occupazione tedesca della Francia dal 1940 al 1944, si trova come interlocutore dell'occupante il governo di Vichy, il cui capo della Stato è il maresciallo Philippe Pétain. Poter disporre di un organismo francese, seppur limitato, poichè controlla direttamente poco meno della metà del paese, condiziona i tedeschi e risparmia alla Francia un'occupazione spietata, come lo erano state quelle che i nazisti avevano messo in atto in altri paesi occupati.
Vichy riuscì a ridurre le pretese a volte prepotenti del vincitore, con resistenze passive, proteste coraggiose o emettendo leggi che ne indebolivano l'efficacia. I tedeschi, infatti, molte volte, furono costretti ad attenuare le posizioni più dure che stavano mettendo in atto contro singoli cittadini o sull'insieme della popolazione.
La Francia aveva anche più di un milione e mezzo di soldati prigionieri e sarà proprio questo armistizio che permetterà ai rappresentanti francesi d'attenuare la durissima vita nei campi di prigionia di questi loro compatrioti.
L'esame di questi quattro anni d'occupazione non è senz'altro facile. C'è la vita di tutti i giorni dei cittadini francesi sempre alle prese con la lotta per la sopravvivenza, nella ricerca quotidiana del cibo che si fa sempre più scarso. La tristezza tocca poi migliaia di famiglie che hanno dei prigionieri in Germania. Si cerca d'organizzare per loro, anche con l'aiuto del governo di Vichy, l'invio di quel poco che si riesce a trovare.
Poi ci sono le minoranze dei francesi che si schierano. Sono quelli della Resistenza attiva e passiva che cercheranno di combattere i tedeschi boicottandoli, od in modo più cruento con attentati che si trasformeranno negli ultimi mesi d'occupazione del 1944, anche in scontri aperti di guerriglia. D'altra parte ci si arruola nella "Légion des Volontaires Français" che combatte accanto ai tedeschi sul fronte russo e che finirà per formare la divisione francese delle SS "Charlemagne", che sarà l'ultima a resistere a difesa del Reichstag di Berlino. Sul fronte interno, viene costituita la Milizia per mantenere l'ordine e combattere i partigiani, questa forza conterà su circa 30.000 uomini.
Il 29 agosto 1944, con la liberazione di Parigi, il governo di Pétain termina la sua esistenza. Quattro anni erano trascorsi da quando si era installato. Ad oltre sessant'anni da questa esperienza storica, credo sia interessante poterla studiare ed esaminare con una certa imparzialità, basandosi sopratutto sui fatti accaduti e le passoni politiche che erano vive in quel periodo.

mercoledì 29 aprile 2009

Le uniformi francesi nel 1914, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, ancora con i colori dell'ottocento




Un po' di romanticismo non guasta mai, ed infatti allo scoppio della Prima Guerra Mondiale (1914-1918), causata dall'attentato a Serajevo dell'Arciduca austriaco Francesco Ferdinando, da parte di terroristi serbi, ebbe inizio il 28 luglio 1914 la guerra tra le grandi potenze dell'Austria-Ungheria e la Germania contro la Francia, la Gran Bretagna e la Russia e fu proprio l'esercito francese che si presentò sui campi di battaglia con delle divise simili a quelle usate durante le battaglie del Risorgimento italiano (1859) ed anche della guerra franco-prussiana del 1870.
Infatti la fanteria indossava la giacca blu ed i pantaloni rossi ed anche la cavalleria presentava gli stessi colori, come si può notare dalle figure sopra indicate. Tutte queste divise vennero poi sostituite nel 1915 con un colore unico grigio-blu, simile a quello di tutti gli altri eserciti europei.
Un altro esercito che entrò in guerra con le divise dell'ottocento fu l'Austria-Ungheria, ma solamente per la cavalleria. Anche in questo caso la giacca era blu ed i pantaloni rossi.

sabato 28 marzo 2009

Le Ausiliarie della Repubblica Sociale Italiana, primo esercito femminile italiano


Con l'Italia divisa in due, dopo l'8 settembre 1943 e la costituzione al nord, da parte di Mussolini, della Repubblica Sociale Italiana (RSI), alleata con i tedeschi ed in lotta contro le forze angloamericane che avevano invaso dal sud la penisola e stavano avanzando verso il nord, venne promulgato dalla RSI il 18 aprile 1944 un decreto ministeriale che istituiva una nuova unità dell'esercito per le donne dai 18 ai 45 anni. Le ausiliarie normalmente non erano armate, ma durante i corsi di addestramento le veniva anche insegnato l'uso delle armi. La disciplina era molto rigida e la voglia di vendere cara la pelle molto accentuata come fu nella pianura Pontina contro le forze angloamericane, quando molte di esse combatterono sotto il comando di Fede Arnaud assieme agli uomini della Decima Mas. Il comandante in capo era la contessa Piera Gatteschi Fondelli, con il grado di generale di brigata. Le ausiliarie facevano parte del SAF (Servizio Ausiliario Femminile). Il corpo contava circa 6000 donne tutte volontarie. La divisa era quella grigioverde dei militari, con la gonna lunga 4 cm. sotto il ginocchio, il gladio sulle mostrine e sul basco, una fiamma ricamata di rosso. Erano adibite ai servizi ospedalieri, ai servizi militari negli uffici, nei presidi, nelle caserme, nei depositi, nei posti di ristoro, in cucine e refettori, nella difesa antiaerea come aerofoniste e marconiste. Seguivano gli spostamenti delle truppe al fronte e talvolta combattevano come accadde nella pianura di Nettuno o sulla Linea Gotica. A guerra finita dopo il 25 aprile 1945, circa 300 ausiliarie vennero uccise dai partigiani comunisti.

venerdì 30 gennaio 2009

PIO XII, un pontificato difficile


Giovanni Pacelli nasce a Roma il 2 marzo 1876, da un famiglia nobile che era sempre stata al servizio dello Stato Pontificio. Si laurea in giurisprudenza e studia teologia. Nel 1901 viene ordinato sacerdote. La sua vocazione lo segue sempre sin dai primi anni d'età. Pacelli inizia una rapida carriera nella Curia romana sino a diventare già nel 1904 un collaboratore di Papa Pio X. Nel 1917 viene nominato vescovo e dal 1920 è Nunzio per l'intera Germania e conclude due Concordati, il primo con la Baviera nel 1924 ed il secondo con la Prussia nel 1929. Proprio in questo stesso anno viene anche nominato cardinale e poi l'anno seguente diventa segretario di stato di Pio XI. Dopo pochi mesi dalla salita di Hitler al potere (30 gennaio 1933), il 20 luglio 1933, Pacelli conclude un Concordato con la Germania, dando l'idea che questo suggelli un riconoscimento internazionale al regime nazista, criticabile non solo come dittatura, ma sopratutto per la sua ideologia chiaramente razzista. Nonostante esistesse un Concordato, i nazisti lo violarono più volte e Pacelli si vide costretto ad inviare ben 55 note di protesta tra il 1933 e il 1939. Il 2 marzo 1939, dopo solo tre scrutini, Pacelli diventa Papa con il nome di Pio XII. La situazione internazionale è gravissima, infatti la Germania si appresta ad occupare la Cecoslovacchia. Il Papa il 24 agosto 1939 pronuncia in un discorso alla radio la seguente frase: "Nulla è perduto con la pace; tutto può essere perduto con la guerra."
La guerra mondiale scoppia con l'invasione della Polonia da parte della Germania che avviene il 1° settembre 1939 e durerà sino al maggio del 1945. Nonostante ormai negli anni '43 e '44 alcune fonti ufficiali Alleate ed anche la Chiesa conoscano la tragica realtà dei campi di sterminio per gli ebrei, dal Papa non arriva nessuna accusa ufficiale per questa situazione. Questo comportamento è forse dovuto alla paura che i cattolici potessero subire delle persecuzioni da parte dei nazisti. Si deve anche riconoscere che molte chiese e conventi, tra cui lo stesso Vaticano, nascondono molti ebrei e perseguitati politici.
Nel dopoguerra si trova in mezzo alla guerra fredda, da una parte l'impero comunista e dall'altra gli Stati Uniti con i loro vari alleati. Nelle elezioni del 1948 si schiera a favore della Democrazia Cristiana che con Alcide De Gasperi vince le elezioni contro la coalizione socialcomunista, salvando l'Italia da un pericoloso scivolone che l'avrebbe portata verso l'impero sovietico. Nel 1950 scomunica i comunisti, sopratutto per le persecuzioni che i cristiani subiscono negli stati che hanno questo regime politico e nello stesso anno proclama il Giubileo, manifestazione di respiro mondiale per la riconciliazione, la speranza e la pace. Muore il 9 ottobre 1958.