venerdì 29 ottobre 2010

IL RISORGIMENTO

In un'Europa tranquilla e governata dalle monarchie, scoppia nel 1789 la Rivoluzione Francese, che elimina molti privilegi ai nobili e all'alto clero e considera con la "Dichiarazione dei diritti dell'uomo", ogni individuo uguale davanti alla legge. La Francia deve combattere contro le altre nazioni monarchiche che vogliono ripristinare il vecchio ordine e nel frattempo un giovane generale, Napoleone, scende in Italia nel 1796 e conquista dopo alterne vicende gli Stati italiani.
Nel nord nasce il Regno d'Italia, con capitale Milano, che arriva sino alle Marche e comprende ben 8 milioni di persone, mentre le altre parti della penisola vengono direttamente annesse alla Francia o si creano Stati satelliti, come del resto è anche il Regno d'Italia che per la prima volta dà a milioni di persone le stesse leggi e li fa combattere sotto una sola bandiera, nasce così anche la parola Patria. Questo seme per alcuni cittadini continuerà a vivere anche dopo la sconfitta di Napoleone e la nuova Restaurazione del 1814, che ripropone i vecchi Stati italiani.
Negli anni '20 e '30 nascono le prime società segrete e nel 1820 a Napoli e in Sicilia, ci sono le prime sommosse che chiedono la Costituzione. Anche a Torino avvengono manifestazioni per la Costituzione e nel Lombardo-Veneto (Stato satellite dell'Austria) avvengono i primi arresti. Le persone che partecipano a queste lotte politiche sono delle minoranze di nobili e borghesi, la maggioranza della popolazione è analfabeta. Poi negli anni '30 e' 40 la lotta politica ha una svolta significativa, poichè sulla scena appare Giuseppe Mazzini che dall'esilio fonda "La Giovane Italia" con un programma chiaro: "bisogna fare l'Italia, libera e repubblicana". Nella penisola i suoi seguaci sono ormai diverse migliaia e oltre a distribuire opuscoli clandestini organizzano anche azioni cospiratorie. Nel 1848 scoppiano in Europa diverse rivoluzioni per chiedere le Costituzioni ed in alcuni casi anche l'indipendenza per i Paesi sottomessi. Gli Stati italiani ne sono contagiati e con le "Cinque Giornate di Milano" del 18-22 marzo 1848, la città si ribella all'Austria, ed a Venezia con Daniele Manin si crea uno Stato indipendente. In tutti gli Stati italiani ci si solleva per chiedere le Costituzioni ed anche una guerra che porti all'Unità Nazionale. La Prima Guerra d'Indipendenza avviene proprio nel 1848, quando il Piemonte con il re Carlo Alberto entra in guerra contro l'Austria per liberare Milano e la Lombardia, ma viene sconfitto a Custoza. Nel frattempo Papa Pio IX scappa a Gaeta e Mazzini con Garibaldi fondano la Repubblica Romana che resiste per alcuni mesi. Poi nel 1849, dopo una ripresa della guerra, il Piemonte viene di nuovo sconfitto a Novara dall'Austria e tutto ritorna come prima. L'unico Stato italiano che mantiene la Costituzione è il Piemonte e diventa un polo d'attrazione per tutti gli italiani che lo vedono come possibile autore dell'Unità d'Italia. Ben 30 mila esuli degli altri Stati si rifugiano qui. Sarà proprio il primo ministro Cavour che da Torino inizierà con la sua politica la lunga strada per l'unificazione dell'Italia. Prima di tutto metterà in risalto in Europa, la situazione precaria dell'Italia divisa e soggetta alla potenza dell'impero austriaco e troverà in Napoleone III un alleato per far guerra all'Austria. Nel 1859 inizia la Seconda Guerra d'Indipendenza e saranno i franco-piemontesi a sconfiggere gli austriaci a Magenta, San Martino e Solferino. La Lombardia viene unita al Piemonte, mentre l'Emilia Romagna e la Toscana si sollevano per aderire al nuovo Stato. Intanto, le truppe piemontesi occupano tutto lo Stato Pontificio, esclusa Roma. Garibaldi sbarca a Marsala l'11 maggio 1860 con mille uomini e inizia a risalire la penisola, ingrossando il numero di suoi soldati, sino a Napoli, dopo aver sconfitto l'esercito borbonico. Poi il 26 ottobre 1860 consegna il Sud al re Vittorio Emanuele II. Il Regno d'Italia è fatto e verrà proclamato da Torino il 17 marzo 1861.
La Terza Guerra d'Indipendenza avviene nel 1866, quando il Veneto viene preso all'Austria sconfitta nella guerra contro la Prussia e il nuovo Regno d'Italia.

venerdì 3 settembre 2010

IL BRIGANTAGGIO NEL SUD DOPO L'UNITA' D'ITALIA (1861-1865)

La pagina intoduttiva del mio suddetto libro è la seguente:
Con il crollo del Regno delle Due Sicilie ad opera dei volontari di Garibaldi, ben aiutati dalla marina inglese e favoriti dal comportamento disfattista, miope e incapace degli alti ufficiali dell'esercito borbonico, che anzichè opporre una tenace resistenza alle camicie rosse, sembrano favorire la disintegrazione del proprio esercito, si viene a creare nelle terre dell'ex Regno Borbonico una ribellione al nuovo governo italiano.
Sono le bande dei briganti che ora combattono non solo per le loro ruberie, ma anche per restaurare il legittimo Regno delle Due Sicilie e rimettere il re Francesco II sul suo trono.
Ora queste bande si sono molto ingrossate ed alcune raggiungono migliaia di uomini. Si sono uniti ad esse anche molti soldati e sottufficiali dell'ex esercito borbonico, mentre il re Francesco II, dal suo esilio a Roma nello Stato Pontificio, invia soldi, mezzi e ufficiali per coordinare questi ribelli, che in fondo sono sempre rimasti quelli che erano, briganti.
E' una guerra che non si può vincere contro la forza e le capacità del nuovo governo italiano, ma che comunque in qualche modo non vuole accettare in silenzio la prepotenza con cui un Regno legittimo è stato cancellato.
Una testimonianza debole, ma significativa.

sabato 10 ottobre 2009

L'occupazione tedesca della Francia (1940-1944)

Alcune parti della pagina introduttiva del mio suddetto libro sono le seguenti:
Nei quattro anni dell'occupazione tedesca della Francia dal 1940 al 1944, si trova come interlocutore dell'occupante il governo di Vichy, il cui capo della Stato è il maresciallo Philippe Pétain. Poter disporre di un organismo francese, seppur limitato, poichè controlla direttamente poco meno della metà del paese, condiziona i tedeschi e risparmia alla Francia un'occupazione spietata, come lo erano state quelle che i nazisti avevano messo in atto in altri paesi occupati.
Vichy riuscì a ridurre le pretese a volte prepotenti del vincitore, con resistenze passive, proteste coraggiose o emettendo leggi che ne indebolivano l'efficacia. I tedeschi, infatti, molte volte, furono costretti ad attenuare le posizioni più dure che stavano mettendo in atto contro singoli cittadini o sull'insieme della popolazione.
La Francia aveva anche più di un milione e mezzo di soldati prigionieri e sarà proprio questo armistizio che permetterà ai rappresentanti francesi d'attenuare la durissima vita nei campi di prigionia di questi loro compatrioti.
L'esame di questi quattro anni d'occupazione non è senz'altro facile. C'è la vita di tutti i giorni dei cittadini francesi sempre alle prese con la lotta per la sopravvivenza, nella ricerca quotidiana del cibo che si fa sempre più scarso. La tristezza tocca poi migliaia di famiglie che hanno dei prigionieri in Germania. Si cerca d'organizzare per loro, anche con l'aiuto del governo di Vichy, l'invio di quel poco che si riesce a trovare.
Poi ci sono le minoranze dei francesi che si schierano. Sono quelli della Resistenza attiva e passiva che cercheranno di combattere i tedeschi boicottandoli, od in modo più cruento con attentati che si trasformeranno negli ultimi mesi d'occupazione del 1944, anche in scontri aperti di guerriglia. D'altra parte ci si arruola nella "Légion des Volontaires Français" che combatte accanto ai tedeschi sul fronte russo e che finirà per formare la divisione francese delle SS "Charlemagne", che sarà l'ultima a resistere a difesa del Reichstag di Berlino. Sul fronte interno, viene costituita la Milizia per mantenere l'ordine e combattere i partigiani, questa forza conterà su circa 30.000 uomini.
Il 29 agosto 1944, con la liberazione di Parigi, il governo di Pétain termina la sua esistenza. Quattro anni erano trascorsi da quando si era installato. Ad oltre sessant'anni da questa esperienza storica, credo sia interessante poterla studiare ed esaminare con una certa imparzialità, basandosi sopratutto sui fatti accaduti e le passoni politiche che erano vive in quel periodo.

mercoledì 29 aprile 2009

Le uniformi francesi nel 1914, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, ancora con i colori dell'ottocento




Un po' di romanticismo non guasta mai, ed infatti allo scoppio della Prima Guerra Mondiale (1914-1918), causata dall'attentato a Serajevo dell'Arciduca austriaco Francesco Ferdinando, da parte di terroristi serbi, ebbe inizio il 28 luglio 1914 la guerra tra le grandi potenze dell'Austria-Ungheria e la Germania contro la Francia, la Gran Bretagna e la Russia e fu proprio l'esercito francese che si presentò sui campi di battaglia con delle divise simili a quelle usate durante le battaglie del Risorgimento italiano (1859) ed anche della guerra franco-prussiana del 1870.
Infatti la fanteria indossava la giacca blu ed i pantaloni rossi ed anche la cavalleria presentava gli stessi colori, come si può notare dalle figure sopra indicate. Tutte queste divise vennero poi sostituite nel 1915 con un colore unico grigio-blu, simile a quello di tutti gli altri eserciti europei.
Un altro esercito che entrò in guerra con le divise dell'ottocento fu l'Austria-Ungheria, ma solamente per la cavalleria. Anche in questo caso la giacca era blu ed i pantaloni rossi.

sabato 28 marzo 2009

Le Ausiliarie della Repubblica Sociale Italiana, primo esercito femminile italiano


Con l'Italia divisa in due, dopo l'8 settembre 1943 e la costituzione al nord, da parte di Mussolini, della Repubblica Sociale Italiana (RSI), alleata con i tedeschi ed in lotta contro le forze angloamericane che avevano invaso dal sud la penisola e stavano avanzando verso il nord, venne promulgato dalla RSI il 18 aprile 1944 un decreto ministeriale che istituiva una nuova unità dell'esercito per le donne dai 18 ai 45 anni. Le ausiliarie normalmente non erano armate, ma durante i corsi di addestramento le veniva anche insegnato l'uso delle armi. La disciplina era molto rigida e la voglia di vendere cara la pelle molto accentuata come fu nella pianura Pontina contro le forze angloamericane, quando molte di esse combatterono sotto il comando di Fede Arnaud assieme agli uomini della Decima Mas. Il comandante in capo era la contessa Piera Gatteschi Fondelli, con il grado di generale di brigata. Le ausiliarie facevano parte del SAF (Servizio Ausiliario Femminile). Il corpo contava circa 6000 donne tutte volontarie. La divisa era quella grigioverde dei militari, con la gonna lunga 4 cm. sotto il ginocchio, il gladio sulle mostrine e sul basco, una fiamma ricamata di rosso. Erano adibite ai servizi ospedalieri, ai servizi militari negli uffici, nei presidi, nelle caserme, nei depositi, nei posti di ristoro, in cucine e refettori, nella difesa antiaerea come aerofoniste e marconiste. Seguivano gli spostamenti delle truppe al fronte e talvolta combattevano come accadde nella pianura di Nettuno o sulla Linea Gotica. A guerra finita dopo il 25 aprile 1945, circa 300 ausiliarie vennero uccise dai partigiani comunisti.

venerdì 30 gennaio 2009

PIO XII, un pontificato difficile


Giovanni Pacelli nasce a Roma il 2 marzo 1876, da un famiglia nobile che era sempre stata al servizio dello Stato Pontificio. Si laurea in giurisprudenza e studia teologia. Nel 1901 viene ordinato sacerdote. La sua vocazione lo segue sempre sin dai primi anni d'età. Pacelli inizia una rapida carriera nella Curia romana sino a diventare già nel 1904 un collaboratore di Papa Pio X. Nel 1917 viene nominato vescovo e dal 1920 è Nunzio per l'intera Germania e conclude due Concordati, il primo con la Baviera nel 1924 ed il secondo con la Prussia nel 1929. Proprio in questo stesso anno viene anche nominato cardinale e poi l'anno seguente diventa segretario di stato di Pio XI. Dopo pochi mesi dalla salita di Hitler al potere (30 gennaio 1933), il 20 luglio 1933, Pacelli conclude un Concordato con la Germania, dando l'idea che questo suggelli un riconoscimento internazionale al regime nazista, criticabile non solo come dittatura, ma sopratutto per la sua ideologia chiaramente razzista. Nonostante esistesse un Concordato, i nazisti lo violarono più volte e Pacelli si vide costretto ad inviare ben 55 note di protesta tra il 1933 e il 1939. Il 2 marzo 1939, dopo solo tre scrutini, Pacelli diventa Papa con il nome di Pio XII. La situazione internazionale è gravissima, infatti la Germania si appresta ad occupare la Cecoslovacchia. Il Papa il 24 agosto 1939 pronuncia in un discorso alla radio la seguente frase: "Nulla è perduto con la pace; tutto può essere perduto con la guerra."
La guerra mondiale scoppia con l'invasione della Polonia da parte della Germania che avviene il 1° settembre 1939 e durerà sino al maggio del 1945. Nonostante ormai negli anni '43 e '44 alcune fonti ufficiali Alleate ed anche la Chiesa conoscano la tragica realtà dei campi di sterminio per gli ebrei, dal Papa non arriva nessuna accusa ufficiale per questa situazione. Questo comportamento è forse dovuto alla paura che i cattolici potessero subire delle persecuzioni da parte dei nazisti. Si deve anche riconoscere che molte chiese e conventi, tra cui lo stesso Vaticano, nascondono molti ebrei e perseguitati politici.
Nel dopoguerra si trova in mezzo alla guerra fredda, da una parte l'impero comunista e dall'altra gli Stati Uniti con i loro vari alleati. Nelle elezioni del 1948 si schiera a favore della Democrazia Cristiana che con Alcide De Gasperi vince le elezioni contro la coalizione socialcomunista, salvando l'Italia da un pericoloso scivolone che l'avrebbe portata verso l'impero sovietico. Nel 1950 scomunica i comunisti, sopratutto per le persecuzioni che i cristiani subiscono negli stati che hanno questo regime politico e nello stesso anno proclama il Giubileo, manifestazione di respiro mondiale per la riconciliazione, la speranza e la pace. Muore il 9 ottobre 1958.

martedì 5 agosto 2008

IL COLONIALISMO ITALIANO IN AFRICA


Iniziò nel 1884, quando il governo italiano acquistò dall'armatore Rubattino, il porto di Assab (Eritrea) sul mar Rosso. Contemporaneamente l'Italia ottenne il permesso dagli inglesi di occupare Massaua, in quel momento presidiata da una piccola guarnigione di egiziani. Nel 1885, i nostri primi soldati, un battaglione di bersaglieri giunse in Africa. L'Italia iniziò a consolidare il suo primo piccolo possedimento occupando l'entroterra di Massaua, ma venne contrastata dai guerrieri etiopici del Negus Giovanni ed il 27 gennaio 1887 diecimila etiopici massacrarono 500 nostri soldati presso Dogali. Verso la fine dell'anno il primo ministro Crispi inviò a Massaua 20mila uomini sotto il comando del generale Baldissera che riuscì senza trovare grandi resistenze ad occupare Asmara e Cheren. Nel frattempo venne creato il Corpo degli Ascari eritrei, fedeli soldati che combatteranno valorosamente a fianco delle nostre truppe sino al 1942, quando l'Italia perderà tutte le colonie. Nel 1890, tutti i territori occupati dall'Italia presero il nome di colonia Eritrea. Nel 1894-95 ripresero le ostilità e vi furono le vittorie di Agordat e Cassala, ma nel 1896 avvenne la bruciante sconfitta di Adua, dove 12mila italiani e 4mila ascari, comandati dal generale Barattieri, furono annientati con altissime perdite da circa 100mila etiopici. Nell'Eritrea gli italiani costruirono nuovi quartieri, strade, ponti e la ferrovia Massaua-Asmara. A questa colonia si unì nel 1905 anche la Somalia che fu divisa in tre zone, oltre alla nostra c'erano anche la francese e l'inglese. Nel 1911 iniziò la guerra per la conquista della Libia, primo ministro era Giolitti. La Libia era sotto il controllo turco e ci fu una feroce guerriglia da loro fomentata. Le truppe italiane riuscirono comunque in breve tempo a conquistare Tripoli e Bengasi, mentre all'interno del paese la guerriglia continuò per diversi anni. La Libia ebbe un forte impulso economico sotto il governatore Italo Balbo (1934-40) che la dotò di molte infrastrutture, tra le quali la più importante fu la via Balbia, strada costiera che la collega alla Tunisia e all'Egitto e la cui lunghezza è di 1800 chilometri. L'ultima conquista coloniale fu l'Etiopia. La guerra iniziò il 3 ottobre 1935 e terminò il 5 maggio 1936, con l'entrata delle truppe italiane, comandate dal maresciallo Badoglio, nella capitale Addis Abeba. Mussolini annunciò a tutti gli italiani, dal balcone di palazzo Venezia, la conquista dell'ultima colonia. Oltre alla Libia, veniva creata con la conquista dell'Etiopia, l'Africa Orientale Italiana. Dopo pochi anni tutto andò perduto con la sconfitta dell'Italia nella Seconda Guerra Mondiale (1939-45).